Genova nel Medioevo, Bologna 1991 (con fonti e bibl.). ; Bologna, 1969, pp. Istituto internazionale di storia economica Francesco Datini, Genova 1991", [Genova 1992]; C. Di Fabio, Il cantiere duecentesco della cattedrale, in Niveo de marmore. GENOVA (lat. S. Agostino), realizzati da un seguace del pisano Guglielmo fra 1170 e 1180 su modello di quelli del pulpito ora nella cattedrale di Cagliari. di S. Agostino e della Commenda di Pré (Botto, 1994, pp. 6° intitolata a s. Siro, sita sull'omonimo borgo suburbano ed esposta alle scorrerie saracene) sono state poste in discussione dal recente riesame dei dati degli scavi archeologici effettuati verso il 1965, in particolare per ciò che riguarda un pavimento in cocciopesto che indicherebbe la presenza in S. Lorenzo di una basilica tardoantica (secc. L'associazione di pilastri polilobati e colonne, di sistemi voltati e di tetti lignei è quasi una costante che rende omogenea la produzione architettonica mendicante. alla Festa dello Sport â Porto Antico, 10-11 giugno 2017 05/06/2017 North West Tournament: la squadra genovese rientra con un oro! 31-47; F. Avril, M.T. : Fonti. La sculpture romane dans l'Italie du Nord, 2 voll., Paris 1945; P. Verzone, L'arte preromanica in Liguria e i rilievi decorativi dei "Secoli Barbari", Torino 1945; Toesca, Trecento, 1951; G. de Francovich, Benedetto Antelami architetto e scultore e l'arte del suo tempo, 2 voll., Milano-Firenze 1952; C. Dufour Bozzo, Una proposta per i capitelli di S. Tommaso in Genova, BArte, s. IV, 48, 1963, pp. Se accanto alle tecniche edilizie consuete sono largamente usati materiali più poveri, come il mattone e l'intonaco, non certo estranei ma opzionali nel 'sistema' antelamico, anche le soluzioni architettoniche più manifestamente d'importazione appaiono come metamorfizzate, assunte con estrema flessibilità. Storia e caratteristiche…, Storia — 159-178; L. Savioli, Ardesia. Aperto resta anche il problema se proprio a Federico II si debba far risalire il gusto per il reimpiego di sculture e pezzi classici come segno di glorificazione privata e dinastica che culmina nella facciata di S. Matteo (dopo il 1278, dove un busto imperiale romano, un sarcofago e una statua frammentaria si affiancano a epigrafi celebrative) e nella nuova casa abbaziale di S. Fruttuoso di Capodimonte.Questa attenzione per i fatti più vivi della cultura europea contemporanea trova suggello nella lapide funeraria di Simonetta e Percivalle Lercari (Mus. 15° appartiene inoltre il S. Giorgio della chiesa dei Minori di Termini Imerese, firmato da Niccolò, ulteriore testimonianza dei rapporti fra G. e la Sicilia intrecciati già dal secolo precedente e attestati - fra l'altro - dalla lunetta con la Trinità e l'Annunciazione dal convento di Santo Spirito ad Agrigento (Palermo, Gall. Culmine di queste esperienze campionesi è, ormai nei primissimi anni del sec. 6° e il 10°: indicazioni assai ambigue, soprattutto nella carenza di documentazione scritta, che solo verso la fine di questo lungo periodo diviene disponibile, e solo in casi di edifici eminenti, come S. Lorenzo o S. Siro. di Palazzo Bianco, il pallio serico ricamato con storie dei Ss. Ardesia, tecnica e cultura, a cura di P. Boccardo, cat., Genova 1985; F. Bonora, L'indagine archeologica sul complesso architettonico di San Fruttuoso di Capodimonte. 13°, la scuola miniatoria ricostruita recentemente attorno ai corali già in S. Domenico e ora in parte conservati in S. Maria di Castello (De Floriani, in Corali miniati, 1976; Avril, Gousset, Rabel, 1984, pp. Per quanto si debba parlare piuttosto di contiguità e giustapposizione di tendenze e linguaggi che di vera sintesi stilistica, queste presenze contribuirono indubbiamente a riconvertire l'offerta e a 'educare' la domanda, a portarla più o meno in sintonia con quella svolta narrativa che miniatura e pittura (ma si rammenti anche la 'scrittura monumentale', ad alto contenuto celebrativo, storico e narrativo; Dagnino, 1987) avevano intrapreso con qualche anticipo. Ciò sarebbe in apparenza confermato dalle notizie circa il ritrovamento di un'abside in muri di ciottoli sotto l'altare attuale e di un altro muro che, per la sua ubicazione (braccio sud del transetto romanico) e per la sua correlazione con un altro lacerto pavimentale in cocciopesto, potrebbe dimostrare a un tempo l'ampiezza notevole e la cronologia di quell'antico edificio, di cui sarebbe arduo non postulare anche la cattedralità, vista la presenza nell'area dell'attuale battistero di due setti murari in ciottoli a spina di pesce connessi ad angolo ottuso, resti di una più antica struttura battesimale, tipica di un complesso episcopale. De Floriani, La pittura in Liguria. Si deve dire, infine, che è stata proprio l'errata lettura della lapide citata a far ritenere ammissibile una confusione di ruoli fra minister e magister e un nesso diretto fra erezione del palatium communis Ianue de Ripa e operato del monaco. di S. Agostino (Algeri, 1989, p. 208, n. 39; Bologna, 1994, p. 27; Botto, 1994, pp. Uno studio è ostacolato dagli interventi del sec. 11-46, 63-200; C. Di Fabio, in Imago Mariae. 23-36; E. Castelnuovo, Arte delle città, arte delle corti tra XII e XIV secolo, in Storia dell'arte italiana, V, Dal Medioevo al Quattrocento, Torino 1983, pp. 529-542; E. Ghezzi, Considerazioni sulla chiesa inferiore di San Giovanni di Pré, in Argomenti di storia dell'arte, Genova 1980, pp. - R. Soprani, Vite de' pittori, scoltori et architetti genovesi, e de' forastieri, che in Genova operarono, Genova 1674; R. Soprani, C.G. sta, marmoreo gigante 92-102; C. Di Fabio, Ricerche di architettura altomedievale e romanica a Genova. Dominante e superba sono i due epiteti con i quali è conosciuta Genova, città marinara che ebbe il suo periodo di massimo splendore tra il 15° e il 16° secolo. In questa chiave sono da leggere le tre statue reperite (Quartino, 1991a; 1991b) in due diverse coll. La Pinacoteca, Genova 1983, pp. Gousset, Etude de la décoration filigranée et reconstitution des ateliers: le cas de Gênes à la fin du XIIIe siècle, AM, s. II, 2, 1988, 1, pp. 30-34).Sono scarse, nel sec. di S. Agostino; Gall. 12° - i lacerti di affreschi che commemoravano la conquista di Minorca, Almería e Tortosa sul muro sud della cattedrale di S. Lorenzo, realizzati verosimilmente poco dopo la conquista di quest'ultima città (1148; Di Fabio, 1986), e gli Annales Ianuenses di Caffaro e dei suoi continuatori (Parigi, BN, lat. Scavi e scoperte 1982-1986, a cura di P. Melli, Genova 1990; G. Bozzo, Le vicende architettoniche del complesso, in San Fruttuoso di Capodimonte. Letteratura critica. 17-72; U. Formentini, Genova nel Basso Impero e nell'Alto Medioevo, in Storia di Genova dalle origini al tempo nostro, II, Milano 1941, pp. A differenza di altri centri della Liguria ove restano testimonianze, certo sporadiche, ma spesso di qualità elevata, come il mosaico del battistero di Albenga o il crocifisso di Guglielmo della cattedrale di Sarzana, a G. fino alla metà ca. Fin nei caratteri della facciata l'edificio manifestava la sua natura di chiesa-madre dell'Ordine a G.: se il grande rosone è infatti tipico dell'architettura genovese dell'epoca, le due bifore alte e strette e il portale doppio, con i due ingressi separati da un trumeau, si devono leggere come rimandi alla chiesa-madre assisiate (secondo procedure di scomposizione e reimpiego selettivo; Krautheimer, 1942). 145-161; R. Gibbs, Early Humanist Art in North Italy: Two Manuscripts Illuminated by Gregorio da Genova, BurlM 134, 1992, pp. GENOVA INTORNO ALLâANNO MILLE: LA NASCITA DELLE COMPAGNE. 1; id., Due corali miniati trecenteschi e un codice firmato da Ludovico da Taggia, Studi di storia delle arti 4, 1981-1982, pp. 8 gennaio 144ss.). privata) ma proveniente da G., sintesi di Gotico e Classicismo, databile al più tardi verso il 1230, ricco di rimandi alla glittica classica, alla scultura eburnea francese e alla statuaria reimsiana (da stabilire se per annunciare quest'ultima o per seguirne i modelli). Letti in chiave 'preromanica', questi ultimi sono l'incunabolo di una linea stilistica riconoscibile nei principali cantieri antelamici, che si evolvette verso il 1160, fino all'esito sclerotizzato dei capitelli del secondo chiostro di S. Tommaso (Mus. 19° da S. Michele a Fassolo, ora nel Mus. Qui, poi, il campanile, impostato su una galleria archiacuta che unisce la chiesa al chiostro travalicando la strada, ripropone da un canto una tipologia fortunata, esemplata su quella del distrutto campanile di S. Siro, e riproposta anche in S. Giovanni di Pré (dopo il 1180), S. Tommaso (1186), S. Salvatore di Cogorno (1245 ca. Purtroppo di questo primo periodo medievale, detto "Basso Medio Evo", ci restano ben poche notizie, anche perchè la maggior parte dei documenti storici dell'Archivio di San Siro, furono bruciati dai Saraceni nel saccheggio del 935. 23-32; Verso un nuovo museo. Percepito già in età medievale come un exemplum eccezionale (Fazio degli Uberti, Dittamondo, IV, 3, 3-39), si tratta in effetti di un caso forse unico di ricezione creativa, segno della reattività dell'assetto culturale e produttivo locale (improntato dalla dimensione 'mediterranea' della città) a una progettualità e a una tecnologia importate. l’abitato si è sviluppato verso i retrostanti rilievi e lungo il litorale, sia a N ... Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani S.p.A. © Tutti i diritti riservati. 11° in cui essa appare già attiva in campo commerciale marittimo (in forma pacifica, con la presenza di mercanti in Egitto verso il 1060-1070, e bellicosa, con le imprese antisaraceniche di Sardegna, nel 1016, e di Mahdiyya, nel 1088), ma che vide, con la nascita della compagna communis e della forma di governo consolare (1099, ma forse già in atto da qualche decennio), il pacificarsi e il formalizzarsi della dialettica fra i soggetti sociali e politici (vescovo, nobiltà, ceti mercantili emergenti) e lo stabilirsi di nuove articolazioni interne: dell'abitato, giuridicamente tripartito in un castrum, una civitas e un burgus, e della popolazione, suddivisa in sette (poi otto) compagne rionali. Genova, in Restauri in Liguria, cat., I, Genova 1978, pp. Ragghianti, Arte in Italia nel secolo XII. - Città della Liguria. 7° - un capitello nel sacello di S. Nazaro (oggi nella chiesa delle Grazie) e un altro dalla cripta di S. Stefano - sono di cronologia incerta, il primo per il cattivo stato di conservazione, il secondo, non più reperibile, per l'apparente seriorità della tipologia 'a crochets a frutto' e del canone cilindrico del kálathos.Riverberano in forme impoverite esperienze figurative albinganesi e intemelie, ma anche bobbiesi e, più genericamente, lombarde, le rare sculture di sicura origine genovese databili tra la fine del sec. Ma si dovrebbe parlare quasi di vuoto di documentazione, visto che le uniche opere finora riferite al sec. Sigaretta elettronica. 85-104; S. Venturini, Santi Cosma e Damiano, ivi, pp. di Palazzo Spinola) in parte in Svizzera (coll. La città, che nella seconda metà del sec. 163-175; A. Boscassi, Il magistrato dei Padri del Comune conservatori del porto e dei moli (1291-1797), Genova 1912; C. Enlart, L'influence extérieure de l'art normand, Rouen 1912; Toesca, Medioevo, 1927; O. Grosso, G. Pessagno, Il Palazzo del Comune di Genova, Genova 1933; G. Salvi, L'''operarius'' del porto e del molo in Genova: architetto o amministratore?, Genova 1934; R. Lopez, Aux origines du capitalisme génois, Annales 9, 1937, pp. 303-324; id., Il rilievo con pavoni dalla chiesa di San Siro in Genova, in Studi in onore di Giusta Nicco Fasola, Arte lombarda 10, 1965, pp. Si datano verosimilmente in questi secoli, tuttora 'bui' dal punto di vista della storia architettonica, alcune fondazioni in cui si ravvisa una connessione fra ubicazione suburbana, presenza di tracce di fortificazioni e di sepolture. Edificio complesso, contiguo all'ospedale e perciò privo di una vera facciata, è costituito da due chiese sovrapposte: a uso interno quella superiore, aperta sull'esterno con un portale quella bassa, che era sede dell'istituzione parrocchiale, retta da un parroco sottoposto all'autorità dell'abate e svincolato da quella diocesana. - I risultati del censimento 1936 dànno per il comune unificato una popolazione presente di 631.346 ab. e quella ... (A. T., 24-25-26). Novello, ivi, p. 268 nr. (XVI, p. 547; App. 275-316; L. Quartino, Iconografie antiche in alcune statue genovesi (secolo XIV), Xenia 22, 1991a, pp. Con la sicurezza delle campagne nel Medioevo si ebbe un aumento della popolazione e una richiesta maggiore di terre, soddisfatta con cessioni enfiteutiche e livellarie. 361-393; C. Occhetti Viola, Il San Siro di Genova: una storia con pietre perdute, ivi, pp. Regionale della Sicilia; De Floriani, 1979a); dello stesso clima partecipa la miniatura dedicatoria degli Statuti dei Caravana, scaricatori del porto di G., del 1340 ca. 33-40; C. Segre Montel, Pittura del Duecento in Piemonte, ivi, pp. 14°, le testimonianze dell'arte orafa genovese, alla quale va probabilmente riferita la croce-reliquiario destinata all'abbazia della Cervara e ora conservata al Mus. Lineamenti storici ed orientamenti bibliografici, 2 voll., Genova 1955; T.O. Botto, Una ricostruzione ipotetica: il Trecento, ivi, pp. Di Fabio. 105-116; F. Bologna, I pittori alla corte angioina di Napoli 1266-1414, Roma 1969; P. Torriti, Interventi e suggestioni toscane fra Due e Trecento, in La pittura a Genova e in Liguria, I, Genova 1970, pp. Storia genovese durante il Medioevo e il ruolo che la città ha assunto nelle crociate (4 pagine formato doc). 181-202; C. Dufour Bozzo, Il reimpiego dei marmi antichi nei monumenti medievali e l'esordio della scultura architettonica del "Protoromanico" a Genova, BArte, s. VI, 64, 1979, 3, pp. 307-316; A. Frondoni, Santa Sabina, ivi, pp. 173-179; C. Di Fabio, in Il Museo dell'Accademia Ligustica di Belle Arti. 25-56; S. Colombo, San Benigno di Capodifaro, ivi, pp. 115-148; A. Dagnino, San Giovanni di Pré, ivi, pp. Civ. De Negri, Storia di Genova, Milano 1968; E. Poleggi, Iconografia di Genova e delle Riviere, Genova 1977; L. Grossi Bianchi, E. Poleggi, Una città portuale del Medioevo: Genova nei secoli X-XVI, Genova 1980; E. Poleggi, P. Cervini, Genova (Le città nella storia d'Italia), Roma-Bari 1981; G. Airaldi, Genova e la Liguria nel Medioevo, Torino 1986 (con bibl. Ma all'accettazione di tale tesi ostano considerazioni d'ordine storico-documentario che ribadiscono lo status speciale della basilica di S. Siro; i resti di un nucleo episcopale in S. Lorenzo (già cattedrale nell'878, quando vi vennero recate da San Remo le spoglie di s. Romolo, ma che forse divise tale dignità con la sedes antica, che ancora nel 952 riscuoteva le decime suburbane, mentre quelle urbane spettavano alla nuova) si potrebbero datare al sec. 329-338; C. Lambert, I centri episcopali della Liguria: problemi di topografia paleocristiana, ArchMed, 14, 1987, pp. Tali acquisizioni consentono di affrontare su più solide basi conoscitive le problematiche complesse di un capolavoro innovativo sul piano architettonico, scultoreo, tecnico-esecutivo e iconografico, tanto sbalorditivo, soprattutto sullo sfondo della situazione genovese, che il suo primo esito fu di imporre un repentino scarto rispetto al continuum della tradizione delle botteghe locali. Nel secondo caso si debbono citare i due leoni stilofori e i coevi capitelli, provenienti dal portale sud della chiesa di S. Siro (Mus. di S. Agostino, nei quali si rileva anche una forte componente bizantina, tradotta in termini narrativi ed espressivi di gusto quasi popolareggiante, a differenza di quanto si verifica nella pur deteriorata Madonna con il Bambino e due angeli affrescata nella lunetta del portale di S. Maria del Prato e soprattutto nel mosaico raffigurante S. Matteo nella lunetta del portale dell'omonima basilica, opere che si rifanno ai modelli più aulici della cultura costantinopolitana. Rivista municipale 11, 1931, 1, pp. 73-83; C. Dufour Bozzo, La logica di una presenza nel ''comitatus Ianuae'', in C. Dufour Bozzo, L. Cavallaro, La storia del monastero attraverso lo sviluppo architettonico, in San Fruttuoso di Capodimonte. L'appartenenza non era al principio un obbligo ed allo scadere poteva anche non essere rinnovata. di S. Agostino), capolavoro della scultura propriamente genovese del Trecento, originale nella ricerca di una verità ritrattistica filtrata da una puntuale volontà di stilizzazione sposata a un senso volumetrico della forma che non trova riscontro in modelli pisani di alcun tipo. Genova fu per circa otto secoli capitale dell'omonima Repubblica, che comprendeva la quasi totalità della Liguria, la Corsica (poi ceduta alla Francia nel 1768), parte dell'oltregiogo piemontese e l'isola di Capraia. 31-47; M.G. I relatori saranno P. Cammarosano, M. Davide, P. Saltini, P. Vuano e M. Zabbia. 5°-6°). Bologna 1972); G. Lumbroso, Fama degli ingegneri genovesi circa il MC, Giornale ligustico di archeologia, storia e letteratura 2, 1875, pp. di Antonio Di Rosa 103-171; L. Quartino, Una testa all'antica di Giovanni Pisano a Genova, Xenia 4, 1982, pp. Vita religiosa e civile tra isole e terraferma in età medioevale, "Atti del Convegno, Lerici-La Spezia-Portovenere 1982", La Spezia-Sarzana 1986a, pp. Riassunto su come nascono e si sviluppano i Comuni nel Medioevo in Italia, I comuni italiani nel medioevo: riassunto, Storia delle Repubbliche Marinare: riassunto. la trave dipinta proveniente da S. Matteo (Di Fabio, 1994, pp. Il nucleo medioevale di Palazzo San Giorgio, Genova 1992; La Commenda di Pré. 117-149; F. Cervini, Sul contributo cistercense all'architettura duecentesca in Liguria, Rivista cistercense 8, 1991, 3, pp. 5° e il 6° (quando essa era ormai sede vescovile), con la costituzione del limes appenninico e della Provincia Maritima Italorum, dell'impero d'Oriente prima, e, dopo la conquista di Rotari, del regno longobardo.A questo centro dall'incerta fisionomia diede forma la cerchia muraria (che cintava un'area di ha 22 ca.) di Stato, A), mentre più arcaizzante e legato a certo giottismo 'riformato' (Bologna, 1969, p. 258) è il polittico (1345) della cattedrale di Albi, in Francia, già in un oratorio presso Savona (De Floriani, 1979a). 181-202; D. Citi, La Liguria, in S. Chierici, D. Citi, Il Piemonte e la Val d'Aosta (Italia romanica, 2), Milano 1979, pp. 15-18; id., Corpus della scultura altomedievale, IV, La diocesi di Genova, Spoleto 1966; id., Sarcofagi romani a Genova (Quaderni dell'Istituto di storia dell'arte, 5), Genova 1967; C.L. de la Catedral, polittici) caratteri di più attento naturalismo e di monumentalità che, soprattutto dopo il rinnovato contatto con la cultura toscana (ca. 10° e trasformato in cripta di una chiesa romanica solo nel sec. Anche in questo caso, sono i tituli a far ipotizzare origini longobarde per alcuni edifici (S. Michele, S. Donato), mentre per altri (S. Maria di Castello, fondata dal re Ariperto nel 658 in riparazione dell'eresia ariana) tale eziologia riposerebbe su base documentaria, invero mai verificata. -, si coglie anche nel ciclo con Storie della Vergine e di Cristo affrescato nella cappella Olivieri in S. Caterina a Finalborgo (Savona), realizzato nei primi anni novanta da due artisti di formazione toscana e da Taddeo di Bartolo, cui è stata attribuita l'Annunciazione. : R. Gibbs, BurlM 127, 1985, pp. I contributi più recenti (Cervini, 1993) spostano verso l'Inghilterra plantageneta l'asse culturale di queste sculture e ne propongono una leggera retrodatazione; a parte la differente accentuazione, la tesi integra piuttosto che contraddire le tesi fin qui esposte (Di Fabio, 1984; 1986b; 1987; 1990; 1992a; Romano, 1992), poiché conferma in effetti una delle componenti di questa cultura trapiantata, quella 'normanna', che a G. si connota tuttavia in termini originali per l'impiego 'strutturale' della policromia marmorea in dialettica con sculture realizzate in attuazione di un preciso programma iconografico di natura dottrinale (Di Fabio, 1987; 1992a).La dimensione pienamente europea delle sculture duecentesche della cattedrale trova parallelo solenne nel busto marmoreo, ritenuto dell'imperatore Federico II, ora a Roma (coll. Lorenzo, Sisto e Ippolito, donato da Michele VIII Paleologo all'indomani della riconquista di Costantinopoli, dove il pallio fu realizzato verosimilmente da maestranze bizantine e occidentali (Parma Armani, 1983-1985).Alla cultura bizantina, sia d'età paleologa sia d'epoca anteriore (Neff, 1982), e anche a modelli tardoantichi (Genesi di Vienna; Bertelli, 1989, p. 12) s'ispirano i disegni acquerellati che chiudono le Suplicationes variae (Firenze, Laur., Plut. nel 2008, ripartiti in 235 Comuni; densità 298 ab./km2); il capoluogo di regione è Genova. 15°, Giovanni da Pisa e Turino Vanni svilupparono in senso gotico-internazionale.Il gusto ornamentale investe anche la produzione matura di Niccolò da Voltri (notizie dal 1394 al 1417), che pure, nelle opere databili entro i primi anni novanta (Madonne di S. Rocco e di coll. di S. Agostino): opera che, realizzata fra 1298 e 1299, non presenta agganci 'pisani' ma si può comprendere bene alla luce delle esperienze in atto a G. in quel momento. 10136), redatti e miniati a partire dal 1166 (Avril, Gousset, Rabel, 1984, pp. Benvenuti su Storia e Arte Genova. Mus.) Ai primi anni del sec. 12° (Toesca, 1906; Romano, 1986, p. 32, n. 12) e la fine del 13° (Terminiello Rotondi, 1966; Torriti, 1970, p. 33), si ritiene debba orientarsi ai primi anni del Duecento, visti i rapporti tra alcune delle scene cristologiche e gli affreschi della pieve di S. Maurizio a Roccaforte Mondovì (Segre Montel, 1986, p. 41), senza escludere la possibilità di un'esecuzione in diverse fasi (Toesca, 1927, p. 989); né il Giudizio finale affrescato entro tondi in un sottarco della chiesa inferiore di S. Giovanni di Pré, da collegare alla cultura pisana fra il sec. 8° e il 9°, segno di una condizione marginale della produzione locale rispetto a quelle dei centri maggiori, cittadini e monastici, della Maritima e, più in generale, di un'ancor debole identità culturale cittadina. 13° e la prima metà del 14°, delle presenze di pittori locali e forestieri: la penetrazione della cultura pittorica umbro-toscana a G. è testimoniata, per il primo Trecento, dal S. Cristoforo affrescato in un palazzo di Borzoli, noto ormai solo dalle foto pubblicate da Grosso (1931; Romano, 1986, p. 28), e dal ditticoreliquiario con vetri a oro graffiti realizzato verosimilmente per il convento dei Ss. ; Mus. I genovesi nel Medioevo la definirono così: Ianua, termine che significa appunto âaccessoâ. Il monastero di Sant'Andrea della porta, ivi, pp. 304-305) e con derivazioni sino alle soglie del sec. È infatti la vastità, inaudita a confronto dei modesti spazi delle chiese urbane locali, l'aspetto saliente della nuova edilizia mendicante, funzionale alla predicazione, che prende a dominare la sagoma urbana: chiese alte e ampie, di pianta basilicale variamente proporzionata, e chiostri (quadrati, rettangolari, perfino triangolari) annessi a compositi edifici conventuali, dominati da svettanti torri campanarie cuspidate. Dopo quella data, invece, le presenze di scultori toscani s'infittirono, si ripeterono, e le loro opere fornirono parametri nuovi, che indussero varie botteghe locali a una rapida riconversione linguistica. 85-95, 105-107; id., Gli scultori nei cantieri dei Magistri Antelami, ivi, 1992b, pp. Centro principale dei liguri genuates, Genova si sviluppò come emporio marittimo a partire dal 5° sec. Sviluppano una ricerca spaziale affine altre basiliche urbane, come S. Donato e S. Maria delle Vigne. di S. Agostino; e forse Boston, Mus. ieraticamente assiso in un rilievo (disperso, ma noto da fotografie) che non fu forse mai posto in opera nella chiesa di S. Francesco di Castelletto per opposizione del nuovo doge, Gabriele Adorno, che decise la damnatio memoriae del predecessore e l'esilio della sua famiglia.