Ricompensami. Partendo da quell'esperienza soggettiva il Leopardi arrivò a una rappresentazione del rapporto uomo–natura che esclude ogni scappatoia religiosa (sia nel senso delle religioni tradizionali, sia in quello dei miti umanistici) e che, per il fatto di essere personalmente sofferta e artisticamente trasfigurata, non perde nulla della sua «scientificità».», Già dalle prime pagine dello Zibaldone Leopardi iniziò a elaborare un «sistema di belle arti» di ispirazione settecentesca. Chi non piacque al proprio tempo, cioè, viene avvolto facilmente dalla dimenticanza. 1362, Marta Sambugar, Gabriella Salà Dal Barocco al Romanticismo (vedi da pag 558 a 654), «La natura è lo stesso che Dio. Filosofia e Poesia in Giacomo Leopardi di Giulio Moraca Così parlò Zarathustra è infatti un poema filosofico. ), privo quindi di ogni validità generale. Questo, nei confronti del lettore, dovrebbe stimolare un forte senso di immaginazione, dominata da un paesaggio surreale. anche, Sebbene taluni critici abbiano affermato che Leopardi sia più nichilista e pessimista di Schopenhauer, secondo, Esso raffigura quasi uno scenario quasi da, G. Leopardi, lettera a Pietro Giordani, 1817, in, Zibaldone. «O forse erra dal vero,mirando all'altrui sorte, il mio pensiero:forse in qual forma, in qualestato che sia, dentro covile o cuna,è funesto a chi nasce il dì natale.». e ancora, accusando di ipocrisia il cristianesimo: «Si può osservare che il Cristianesimo, senza perciò fargli nessun torto ha per un verso effettivamente peggiorato gli uomini. [18], Leopardi giunge così a considerare il dolore come il frutto negativo dell'evoluzione storica: lo sviluppo del sapere razionale ha negato a tutti gli uomini quella spontanea e libera immaginazione che permetteva di trovare conforto al dolore. La natura assume così l'aspetto di una madre sadica, che genera le sue creature per vederle soffrire. [149], Il pensiero leopardiano è stato anche definito "pensiero poetante", dal titolo di un saggio di Antonio Prete, che riprende la metafora usata da Martin Heidegger per descrivere la poesia di Friedrich Hölderlin, e in questa veste è stato anche analizzato a fondo da Emanuele Severino nell'opera Il nulla e la poesia.[150]. [153], «Cantare il dolore fu per lui rimedio al dolore, cantare la disperazione salvezza dalla disperazione, cantare l'infelicità fu per lui, e non per gioco di parole, l'unica felicità. Saggi fondamentali sono i seguenti: L. progressivo di Cesare Luperini (Firenze, 1947), La nuova poetica leopardiana di Walter Binni (Firenze, 1947), Alcune osservazioni sul pensiero di L. di Sebastiano Timpanaro (Pisa, 1965), La protesta di L. di W. Binni (Firenze, 1973), La posizione storica di G.L. / E voi che, gran tempo, per ciechi / Sentier di lusinghe funeste / Correndo all’abisso, cadeste / In grembo a un’immensa pietà» (A. Manzoni. E così il pessimismodi Giacomo Leopardi da individuale, in cui il poeta trova ancora qualche conforto nella contemplazione e nell’interr In verità questa vita è trista e infelice, ogni giardino è quasi un vasto ospitale (luogo ben più deplorabile che un cemeterio), e se questi esseri sentono, o vogliamo dire, sentissero, certo è che il non essere sarebbe per loro assai meglio che l’essere.[40]». [27] Per il poeta (che non rinnega comunque la sua dottrina sul piacere come "attesa" e "assenza di dolore"), la natura, che ora viene considerata maligna, dopo aver generato un uomo, tende a eliminarlo per dar luogo ad altri individui in una lunga vicenda di produzione e distruzione, destinata a perpetuare l'esistenza e non a rendere felice il singolo. Per Francesco De Sanctis (cfr. [161] L'inattingibile infinito suscita però nell'uomo la tensione a superare i propri limiti. ec. Il pensiero e la poetica di Giacomo Leopardi sono caratterizzati dal pessimismo, l'aspetto filosofico che caratterizza tutto l'evolversi delle idee e degli ideali del poeta e filosofo italiano, assumendo nel tempo connotazioni diverse. Sia pur quanto volete ridente. Analisi della biografia, della poetica, del pessimismo, della filosofia.…, Letteratura italiana — [12], Il pensiero di Leopardi è caratterizzato, attraverso le fasi del suo pessimismo, dall'ambivalenza tra l'aspetto lirico-ascetico della sua poetica, che lo spinge a credere nelle «illusioni» e lusinghe della natura, e la razionalità speculativo-teorica presente nelle sue riflessioni filosofiche, che invece considera vane quelle illusioni, negando ad esse qualunque contenuto ontologico. Un'affermazione quasi esplicita di ateismo, nonché di materialismo, in luogo del consueto pessimismo quasi "panteista", con riferimenti biblici o cristiani[92], dei Canti o di alcuni passi dello Zibaldone[93], si trova in una delle Operette morali, il Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco, pubblicato postumo da Antonio Ranieri nel 1845 a Firenze (forse escluso dal poeta proprio per le pesanti implicazioni con la censura borbonica o pontificia, censura invece molto allentata nel liberale regime toscano degli Asburgo-Lorena); in esso Leopardi riprende il materialismo antico degli atomisti, e le idee dell'illuminista radicale d'Holbach: «Le cose materiali, siccome elle periscono tutte ed hanno fine, così tutte ebbero incominciamento. “Il pensiero poetante” di Antonio Prete “Il pensiero poetante” è il titolo di un saggio di Antonio Prete sull’opera e sul modus operandi di Giacomo Leopardi.Il saggio compie un’analisi del laboratorio labirintico del poeta di Recanati partendo dallo Zibaldone; analisi centrale del saggio è, come suggerisce il titolo, il rapporto che sussiste tra poesia e filosofia. Che Leopardi sia poeta nessuno l’ha messo in discussione. Il cuore rifà la vita che l’intelletto distrugge". Che questa tesi, nata dal livore clericale di Niccolò Tommaseo, ripresa poi dai positivisti alla Sergi e infine rintuzzata da Benedetto Croce, sia da respingere, non c’è dubbio. [27], «La natura non ci ha solamente dato il desiderio della felicità, ma il bisogno; vero bisogno, come quel di cibarsi. Il torto dei cattolici alla Tommaseo, dei positivisti alla Sergi, degli idealisti alla Croce non sta nell'aver affermato l'esistenza di un rapporto tra «vita strozzata» e pessimismo, ma nel non aver riconosciuto che l'esperienza della deformità e della malattia non rimase affatto nel Leopardi un motivo di lamento individuale, un fatto privato e meramente biografico, e nemmeno un puro tema di poesia intimistica, ma divenne un formidabile strumento conoscitivo. Esso presenta alcune analogie con il contemporaneo pensiero di Schopenhauer e con l'esistenzialismo successivo, a partire da Nietzsche, anche per la ricerca di un senso nascosto dell'esistenza, che pure è pensato razionalmente come inesistente, la sfida titanico-romantica al «brutto poter che ascoso a comun danno impera»[10] in nome della propria nobiltà intellettuale e d'animo, e la sensibilità acuta per la precarietà e la fragilità dell'essere umano, dei viventi preda di una feroce selezione naturale, e in generale di ogni cosa esistente. Anche nella fase successiva, Leopardi esprime comunque stima per il pensatore ginevrino, specialmente per l'introspezione e la tendenza alla meditazione solitaria[22][23], ma ogni idea di "buon selvaggio" - ormai percepito come "bestione vichiano" - verrà abbandonata, sulla scia di Voltaire. [62], A differenza di Schopenhauer, che si ispira a Kant e Platone e agli aspetti superficiali del buddhismo (ignorandone la parte religiosa), Leopardi nascerebbe filosoficamente dagli stoici, dai cinici, dall'illuminismo materialista, dal pessimismo greco e dall'epicureismo pessimista di Lucrezio: la legge meccanicistica dell'universo lucreziano sarebbe quindi l'origine vera del pensiero leopardiano più nichilista. [33], Illusioni sono la felicità (o piacere) e l'infinito a cui l'animo tende naturalmente. vissuto affettivo personale: profondi scambi e amicizie con intellettuali, e complesse frequentazioni con il mondo femminile (Geltrude Cassi Lazzari. Il notes magico, 2004; cfr. La contraddizione tra panteismo e nullismo, tra «filosofia del sì» e «filosofia del no»,[100] tra anelito alla vita e disillusione, era del resto ben presente allo stesso Leopardi, e si riflette nel contrasto tra il sentimento che affiora nella sua poesia, spingendolo a credere nelle «illusioni» e lusinghe della natura, e la razionalità presente nelle sue riflessioni filosofiche che invece le considera vane, negando ad esse qualunque contenuto ontologico. [33], Questo taedium vitae (noia della vita o male di vivere), l'altra faccia della sofferenza e del Weltschmerz romantico, è simile a quello che in ambito tardoromantico-decadente sarà detto spleen, ma se ne differenzia poiché quest'ultimo non produce profonda riflessività sulla condizione umana. il cui straordinario amor patrio è ben noto ec. Rigoni, In compagnia di Cioran, Padova, ed. Esemplare un brano celebre dello Zibaldone (§§ 1393-94), «che merita di essere qui riletto per intero sia per l’intrinseco rilievo teoretico e la padronanza di alcune fonti (in particolare il pensiero sul comico di Aristotele, Giamblico e Proclo) sia per le implicazioni relative alla gestazione stessa delle Operette morali[70]: «A volere che il ridicolo primieramente giovi, secondariamente piaccia vivamente, e durevolmente, cioè la sua continuazione non annoi, deve cadere sopra qualcosa di serio, e d'importante. [145] Molti hanno negato che fosse vera filosofia, ritenendola piuttosto un insieme di pensieri, pur apprezzandone spesso la forma letteraria, specie la poetica, riconoscendogli onestà intellettuale e solo talvolta encomiandone le idee; tra costoro si annoverano Francesco de Sanctis, Niccolò Tommaseo, Alessandro Manzoni, Giovanni Papini, Filippo Tommaso Marinetti, Benedetto Croce, Giovanni Gentile; quest'ultimo fu peraltro uno dei primi rivalutatori delle Operette, elogiandone l'aspetto filosofico, definito nel saggio Manzoni e Leopardi in accordo con la poesia leopardiana. Basta considerare l'effetto che produce sopra i lettori della storia il carattere dei principi cristiani scellerati in comparazione degli scellerati pagani, e così dei privati, dei Patriarchi, Vescovi, e monaci greci (V. Montesquieu Grandeur ec. 322-336, SBN IT\ICCU\RMS\2284106. Oggi l’esilio non si suol dare veramente per pena, ma come misura di convenienza, di utilità ec. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura, pag. E credo che le armi del ridicolo, massime in questo ridicolissimo e freddissimo tempo, e anche per la loro natural forza, potranno giovare più di quelle della passione, dell'affetto, dell'immaginaz. per liberarsi della presenza di una persona, per impedirla da quel tal luogo ec. [30][31] L'uomo deve perciò rendersi conto di questa realtà di fatto e contemplarla in modo distaccato e rassegnato. [98] Secondo Anna Clara Bova, ad esempio, Leopardi «affronta nella sua complessità il problema di una spiegazione dell'animazione, e cioè della vita, in quanto differente dall'esistenza inorganica, misurandosi così fino in fondo con il vitalismo romantico».[99]. [63], «Leopardi e Schopenhauer sono una cosa. Ad essa si oppone il tedio, la noia, che è il male più grande che possa affliggere l'umanità. Leopardi afferma che per lui era meglio non venire al mondo, così come Cioran, ma il rumeno considera la vita - in contraddizione perenne con sé stesso - un'esperienza irrinunciabile; entrambi rifiutano il suicidio, Leopardi in senso solidaristico, Cioran perché ritiene che sia il pensiero del suicidio ad essere rassicurante, non l'atto in sé. Vera poesia è l’idillio, che è mera espressione del sentimento; l’elemento raziocinante è un ostacolo, un pericolo, dal quale il poeta non riesce sempre a guardarsi nei "piccoli idilli", quasi più nei Canti scritti dopo il ’30.Benedetto Croce riprende la contrapposizione, ma restringe ancor più il campo poetico: la poesia del recanatese gli sembra oscillare tra filosofia e letteratura, quasi mai riuscendo a tenere la rotta mediana (di qui la sua sostanziale e netta stroncatura).Una nuova linea, che rivaluta L. filosofo, è aperta nei decenni tra le due guerre. Housman). Secondo alcuni autori Leopardi anticiperebbe anche il nichilismo di Nietzsche[14] e quello dell'esistenzialismo ateo moderno, ad esempio quello di Albert Camus (che però reca in sé la speranza) o di Emil Cioran[64][65], Schopenhauer è, invece, se possibile (pur rifiutando anch'egli il suicidio in quanto affermazione di volontà, invece di ricercare la noluntas) ancora più pessimista di Leopardi. Voi non potete volger lo sguardo in nessuna parte che voi non vi troviate del patimento. Dunque, conclude Plotino, "andiamoci incoraggiando, e dando mano e soccorso scambievolmente, per compiere nel miglior modo questa fatica della vita". Le circostanze paesaggistiche descritte da Leopardi sono per la massima parte delle immagini e sensazioni risalenti alla sua fanciullezza, ma che con il passare degli anni non fanno altro che ripetersi nel resto della vita, e per questo vengono definite rimembranze, ovvero ricordi dal passato. Su queste basi matura in seguito l'auspicio di una società rinnovata in senso solidale, in cui gli uomini si stringono «in social catena», non per astratti insegnamenti di morale o di religione, ma per la presa di coscienza che solo l'accettazione coraggiosa della verità ed il rifiuto di ogni inganno, illusione, autoinganno possono rendere gli uomini veramente uomini, e la vita un po' meno indegna di essere vissuta[124]. [157], La poetica di Leopardi è caratterizzata da un forte potere evocativo atto a suscitare sensazioni e immagini abbastanza variegate senza descriverle in modo preciso. ancorché derivati da somma dottrina, e coltura ec. In particolare: «A Quello domanda, o sdegnoso, / Perché sull’inospite piagge, / All’alito d’aure selvagge, / Fa sorgere il tremulo fior, / Che spiega dinanzi a Lui solo / La pompa del candido velo, / Che spande ai deserti del cielo / Gli olezzi del calice, e muor. Il materialismo in Leopardi si alimentò in realtà già da quando, giovanissimo, si diede a coltivare le scienze, in particolare l'astronomia, oltre alla fisica e alla chimica. concedimi ch'io non passi il settimo lustro. [138][139][140] Particolare è la derisione ironica che Leopardi dedica alle lunghe barbe della nuova moda liberale (definite "segno salutare" che saranno fatte "ondeggiar lunghe due spanne"), sebbene il suo stesso amico Ranieri la portasse. di Bruno Biral (Torino, 1974), L. - Schizzi, studi e letture di Carlo Muscetta (Roma, 1976). inganni i figli tuoi?», La natura assume una valenza simile a quella che per Schopenhauer è la volontà ("wille"), la forza insita in tutti i viventi, che perpetua la specie ma anche la sofferenza. pensiero filosofico e poetica le tre fasi del pessimismo leopardiano l’infelicitÀ umana per tutta la vita, leopardi si pone sempre la stessa domanda: perchÉ gli esseri umani sono infelici? Personalmente, sostengo che si tratti del maggior pensatore della filosofia contemporanea. La prima è ritenuta quella meno interessante dal punto di vista della novità stilistica, in quanto riprende lo stile di Giovanni Battista Casti, poeta del Settecento, ma influenzato ancora dalla poesia del Seicento, la seconda è una satira sui napoletani a metà tra bonario e sarcastico; mentre i Paralipomeni mettono sotto accusa anche progressisti e liberali, ritenuti velleitari, oltre ai reazionari (descritti come "birri d'Europa / e boia", con riferimento agli austriaci, ma Leopardi attacca anche i Borboni di Napoli), la Palinodia, la più interessante delle tre opere satiriche napoletane, stroncata da molti critici dell'epoca e anche in seguito[135], è stata rivalutata negli anni seguenti e posta accanto alla grande poesia leopardiana idillica e filosofica. [160] Come detto, è invece la noia è il più nobile e tragico dei sentimenti umani. Significativi sono, a questo proposito, alcuni versi in conclusione del Canto notturno di un pastore errante dell'Asia (vv. Il dolce mele non si fabbrica dalle industriose, pazienti, buone, virtuose api senza indicibili tormenti di quelle fibre delicatissime, senza strage spietata di teneri fiorellini. Né vale addurre la piccolezza degli stati. Imperocché se dal vedere che le cose materiali crescono e diminuiscono e all'ultimo si dissolvono, conchiudesi che elle non sono per sé né ab eterno, ma incominciate e prodotte, per lo contrario quello che mai non cresce né scema e mai non perisce, si dovrà giudicare che mai non cominciasse e che non provenga da causa alcuna. Queste sensazioni, in un primo momento potrebbero suscitare gioia, ma in realtà fanno rivivere al poeta momenti di profonda malinconia, avendo la consapevolezza che tali gioie non è più possibile riviverle come da fanciullo. [18][19][26][27][39] [77] L'infelicità a questo punto diventa un approdo inevitabile, dovuto al ciclo necessario di creazione e distruzione della materia, e né gli uomini, né gli animali sono esentati da questa legge. [13] [59] Questi ragionamenti trovano spazio anche nelle Operette e nello Zibaldone[60]: «Tutto è male. [123] [156], Negli anni compresi tra il 1817 e il 1818 si delinea il primo momento del sistema di pensiero leopardiano. Cesare Luporini suppone che Leopardi avesse previsto una possibile pubblicazione dell'opera, e in ciò starebbe il motivo dei vari indici realizzati per lo Zibaldone; forse ne voleva fare la base per una delle opere progettate e mai scritte, come la, Malgorzata Ewa Trzeciak, “L'esperienza estetica nello Zibaldone di Giacomo Leopardi”, prefazione di Joanna Ugniewska. Te, la natura, il brutto / Poter che, ascoso, a comun danno impera, In questo dialogo la Natura si mostra del tutto indifferente alla sofferenza dell'uomo, che è soltanto un elemento del ciclo universale di produzione e distruzione. «Ah, non avveleniamo la dolcezza che ci resta / Mi sembra di vedere dei forzati in una cella funesta / Che pur potendo soccorrersi, l'un contro l'altro accaniti / Si combattono con i ferri da cui sono incatenati.» (Voltaire, Esso sarà un tema ripreso da esistenzialisti come, «C'è del malsano in quelle prose e in quelle palinodie e paralipomeni, e lo stesso De Sanctis fu tratto a parlare del, Rivolto a Capponi, parla di Leopardi riferendosi a lui come "il Gobbo", "conte crostaceo", "pipistrello", "colui che ha il genio del Tasso in fondo alla gobba", "bestemmiatore" e "negatore di Dio e della bellezza del Cristianesimo", ecc. Nei Canti pisano-recanatesi, quando è ormai irreversibile la convinzione dell'universale e necessaria infelicità degli uomini, voluta dalla natura, permangono ben saldi gli elementi costitutivi della poetica degli Idilli, ovvero il vago, l'indefinito, la rimembranza. Tutta quella famiglia di vegetali è in istato di souffrance, qual individuo più, qual meno. Io sono stato, vivendo, il tuo maggior predicatore ec. Leopardi vita, pensiero, e "Cantico notturno di un pastore errante dell'asia" Cat: Italiano Materie: Tesina Dim: 20.25 kb Download: 657 Voto: 3.5 . ec (21 luglio 1821). Quanto più attribuisco alla natura, tanto più a Dio» (Zib., 394), Leopardi ha fatto esplicito riferimento al panpsichismo dichiarando: «Che la materia pensi, è un fatto» (. Non c'è dunque spazio per l'ottimismo della ragione, dal momento che questa volontà di vivere sfrenata e arbitraria è causa di sofferenza; questa è paragonabile al concetto leopardiano di natura. Da Leopardi hanno tratto, viceversa, ispirazione molti autori, tra cui Vincenzo Cardarelli, Mario Rapisardi, Giosuè Carducci, Giovanni Pascoli, Umberto Saba, lo stesso Arthur Schopenhauer, Friedrich Nietzsche, Franz Kafka, Emil Cioran, Eugenio Montale, Luca Canali, Manlio Sgalambro, Sebastiano Timpanaro, Guido Ceronetti, gli esistenzialisti, in particolare Albert Camus. Interessanti sono anche le opere satiriche degli ultimi anni, che riprendono temi delle Operette, ma in cui la vena poetica non viene meno: i Paralipomeni della Batracomiomachia (contro i reazionari, ripresa della Batracomiomachia dello pseudo-Omero), il capitolo I nuovi credenti (sugli spiritualisti cattolici napoletani, dedicata ad Antonio Ranieri) e la Palinodia. In certi ambiti culturali, invece, per via di condizionamenti di pensiero, vi è stato chi ha voluto separare nettamente la filosofia dalla poesia. Cioè tutto quello che è, è male; che ciascuna cosa esista è un male; ciascuna cosa esiste per fin di male; l’esistenza è un male e ordinata al male; il fine dell’universo è il male; l’ordine e lo stato, le leggi, l’andamento naturale dell’universo non sono altro che male, né diretti ad altro che al male. Il pessimismo è legato strettamente anche alla poetica di Leopardi, in quanto è tesa a dimostrare il nulla e a consolare il dolore, tramite le illusioni. In altri momenti Leopardi approfondisce la sua meditazione sul problema del dolore e conclude scoprendo che la causa di esso è proprio la natura, perché essa stessa ha creato l'uomo con un profondo desiderio di felicità, pur sapendo che egli non può mai raggiungerla. [32], conseguenza del nulla, come un senso di estraneità alla vita, pur essendo comunque il "più sublime dei sentimenti umani", in quanto provarla è segno di possedere uno spirito superiore ed elevato, a cui non basta il mondo materiale per essere soddisfatto. Esse possono essere seguite attraverso le pagine dello Zibaldone e si manifestano con evidenza nei testi letterari, come i Canti e le Operette morali. Ricezione critica del pessimismo leopardiano, Vago, indefinito, doppia visione e rimembranza, Cfr. Egli approfondì anche tematiche scientifiche. Il pensiero di Leopardi: il percorso filosofico, la concezione della Natura, lo sviluppo del pessimismo, la teoria del piacere e l'elaborazione di una poesia filosofica Categoria: Filosofia Contemporanea. Guida alle opere di Giacomo Leopardi. Nel dopoguerra si assiste ad un sostanziale rinnovamento degli studi leopardiani, grazie prevalentemente agli apporti della critica storicistico-marxiana, la quale mette in risalto l’ultimo L. (la produzione posteriore al ’30), sostenendo l’eccellenza del poeta impegnato e progressivo contro quello isolato e solitario dell’idillio. Leopardi ha composto prevalentemente opere liriche, legate alle varie fasi del suo pensiero, che invece è stato espresso più chiaramente nelle opere in prosa. Quell’albero è infestato da un formicaio, quell’altro da bruchi, da mosche, da lumache, da zanzare; questo è ferito nella scorza e cruciato dall’aria o dal sole che penetra nella piaga; quello è offeso nel tronco, o nelle radici; quell’altro ha più foglie secche; quest’altro è roso, morsicato nei fiori; quello trafitto, punzecchiato nei frutti. La propria nazione, coi suoi confini segnati dalla natura, è la società che ci conviene. 45, nº 3, 1º maggio 1971, pp. Riassunto su Giacomo Leopardi: conversioni, pensiero filosofico, tematiche, fasi del pessimismo, classicismo, illusione, fasi delle poesie, Zibaldone, canti, canzone, Operette morali, Infinito, Alla luna, A Silvia, Il sabato del villaggio, La quiete dopo la tempesta, La ginestra e Il dialogo della natura e di un islandese, Letteratura italiana — L'infinito coincide con il nulla, il solido nulla, unica certezza: «Pare che solamente la negazione dell'essere, il niente, possa essere senza limiti, e che l'infinito venga in sostanza ad essere lo stesso che il nulla». [159] Per questa ragione, fra l'altro, i Canti pisano-recanatesi sono stati a lungo indicati come "Grandi idilli". 1833-1835), dio del Male nel Mazdeismo persiano, di cui afferma essere stato il maggior predicatore, e al quale chiede l'unico bene che si possa desiderare dalla vita: la morte. [26][27] Secondo il poeta, il piacere si può realizzare anche tramite l'attesa del momento desiderato e non tanto del piacere in sé e per sé. I più letti: Back to school: come si torna in classe| Mappe concettuali |Tema sul coronavirus| Temi svolti, Letteratura italiana — [...] In quei canti veramente divini il Leopardi trasformò l'angoscia in contemplativa dolcezza, il lamento in musica soave, il rimpianto dei giorni morti in visioni di splendore.». Il dolore diviene dunque strumento di conoscenza in quanto fonte di una riflessione che accompagna tutta la vita del poeta. Secondo altri critici, in specie Daniela Marcheschi che ne ha studiato il particolare "umorismo", la lettura in chiave nichilista di Leopardi è molto dubbia, parendo piuttosto il frutto dell'assunzione di una prospettiva nichilista tutta novecentesca: infatti, «Leopardi non si arrende mai all’esistente, e la sua opera, progetto del giornale compreso, lo sottolinea di continuo. [106], Nell'"Operetta morale" Dialogo di Plotino e Porfirio, la lunga discussione tra i due filosofi antichi sul suicidio si conclude con l'affermazione che la scelta di uccidersi dev'essere rifiutata in quanto questo gesto aggiungerebbe un ulteriore motivo di sofferenza agli amici del suicida, i quali, come tutti gli uomini, devono già patire tanto dolore. [66], Infine, in Leopardi, come in Foscolo ad esempio, è forte il richiamo del Nulla eterno come "porto sicuro e sereno", del Vuoto (si veda anche L'infinito).[67][68]. Così forse anche oggi nelle parti meno civili; o più naturali, come la Svizzera ec. Essa appare intimamente connessa agli aspetti del pensiero dell'autore, ovvero alle sue posizioni filosofiche, alla sua concezione dell'uomo e della società, alle esperienze di vita attraverso le quali si è formato. Pur ritenendo la morte migliore della vita,[3][4][5][6] egli non rinuncia tuttavia alla speranza e alla solidarietà,[7] anche per la tematica tipicamente romantica della morte eroica contro il fato e la natura «matrigna»,[8] e quindi in un certo senso, paradossalmente, all'amore per la vita e per le illusioni dell'arte e della poesia.[9]. Introduzione al pensiero filosofico di Giacomo Leopardi. La luce e la tenebra sono archetipo e simbolo di Essere e di Nulla, di vita e di morte, di verità e di menzogna. Sia nella più mite stagione dell’anno. Hai cercato “pensiero-filosofico-giacomo-leopardi” Cerca. Leopardi considera la natura come una matrigna crudele e indifferente ai dolori degli uomini, una forza oscura e misteriosa governata e da leggi meccaniche e inesorabili. Giacomo Leopardi è una delle figure letterarie più complesse da studiare ed esplorare, definito dai molti “il poeta dei giovani”, per via della sua personalità ricca di ombre e costantemente tesa verso l’infinito. Bisogna invece riconoscere che la malattia dette al Leopardi una coscienza particolarmente precoce ed acuta del pesante condizionamento che la natura esercita sull'uomo, dell'infelicità dell'uomo come essere fisico.