In polemica contro Hegel, secondo Schopenhauer la natura e il mondo non hanno un'origine razionale, ma nascono da un istinto irrazionale di vita, da una pulsione informe e incontrollata che è volontà. Quaderni d'italianistica: Andrea Mariani, https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Pensiero_e_poetica_di_Giacomo_Leopardi&oldid=117177876, Template Webarchive - collegamenti all'Internet Archive, licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Il pessimismo è "cosmico" perché il dolore colpisce ogni essere vivente, comprese piante e animali: «Entrate in un giardino di piante, d’erbe, di fiori. Leopardi considera la natura come una matrigna crudele e indifferente ai dolori degli uomini, una forza oscura e misteriosa governata e da leggi meccaniche e inesorabili. Il pensiero e la poetica di Giacomo Leopardi sono caratterizzati dal pessimismo, l'aspetto filosofico che caratterizza tutto l'evolversi delle idee e degli ideali del poeta e filosofo italiano, assumendo nel tempo connotazioni diverse. Giacomo Leopardi è una delle figure letterarie più complesse da studiare ed esplorare, definito dai molti âil poeta dei giovaniâ, per via della sua personalità ricca di ombre e costantemente tesa verso lâinfinito. In altri momenti Leopardi approfondisce la sua meditazione sul problema del dolore e conclude scoprendo che la causa di esso è proprio la natura, perché essa stessa ha creato l'uomo con un profondo desiderio di felicità, pur sapendo che egli non può mai raggiungerla. / E voi che, gran tempo, per ciechi / Sentier di lusinghe funeste / Correndo all’abisso, cadeste / In grembo a un’immensa pietà» (A. Manzoni. Schopenhauer e Leopardi), interessato all’uomo e all’artista, essa esprime un superficiale pessimismo, contraddetto dalla poesia, l’unica sua produzione genuina e profonda; il L. filosofo, che odia la vita, con la sua poesia ce la fa amare: "La vita rimane intatta quando ci sia la forza d’immaginare, di sentire e di amare: che è appunto il vivere. In questa pillola ci limiteremo quindi a dare degli accenni del pensiero filosofico e letterario dell'autore, cercando di capire in che modo - e perché - cambi negli anni e come si manifesti all'interno delle opere. [...] In quei canti veramente divini il Leopardi trasformò l'angoscia in contemplativa dolcezza, il lamento in musica soave, il rimpianto dei giorni morti in visioni di splendore.». che fissano lo spirito umano, e gl’impediscono di progredire, conforme hanno sempre fatto i sistemi ec. Il pensiero filosofico di Giacomo Leopardi: riassunto dalla fase del pessimismo storico alla soluzione della solidarietà ne ''La ginestra'' (5 pagine formato doc). [18], Leopardi giunge così a considerare il dolore come il frutto negativo dell'evoluzione storica: lo sviluppo del sapere razionale ha negato a tutti gli uomini quella spontanea e libera immaginazione che permetteva di trovare conforto al dolore. Domande e risposte su Leopardii per la preparazione ad una interrogazione/compito in classe. âIl pensiero poetanteâ di Antonio Prete âIl pensiero poetanteâ è il titolo di un saggio di Antonio Prete sullâopera e sul modus operandi di Giacomo Leopardi.Il saggio compie unâanalisi del laboratorio labirintico del poeta di Recanati partendo dallo Zibaldone; analisi centrale del saggio è, come suggerisce il titolo, il rapporto che sussiste tra poesia e filosofia. Svegliatevi alla verità, uscite dal mondo falso: questo è il canto mattutino del gallo silvestre. Il torto dei cattolici alla Tommaseo, dei positivisti alla Sergi, degli idealisti alla Croce non sta nell'aver affermato l'esistenza di un rapporto tra «vita strozzata» e pessimismo, ma nel non aver riconosciuto che l'esperienza della deformità e della malattia non rimase affatto nel Leopardi un motivo di lamento individuale, un fatto privato e meramente biografico, e nemmeno un puro tema di poesia intimistica, ma divenne un formidabile strumento conoscitivo. Questa pagina è stata modificata per l'ultima volta il 9 dic 2020 alle 20:05. [62], A differenza di Schopenhauer, che si ispira a Kant e Platone e agli aspetti superficiali del buddhismo (ignorandone la parte religiosa), Leopardi nascerebbe filosoficamente dagli stoici, dai cinici, dall'illuminismo materialista, dal pessimismo greco e dall'epicureismo pessimista di Lucrezio: la legge meccanicistica dell'universo lucreziano sarebbe quindi l'origine vera del pensiero leopardiano più nichilista. Testo. 100-104), dai quali emerge tutta la sfiducia del poeta verso la condizione umana nel mondo, una condizione fatta di sofferenza e di diuturna infelicità: «Questo io conosco e sento,che degli eterni giriche dell’esser mio fralequalche bene o contentoavrà fors’altri; a me la vita è male. «La fragilità e la grandezza dellâuomo nella visione filosofica di Seneca», pubblicato sul sito di Arianna Editrice in data 01/02/2012, e «Seneca e lâidea di progresso» pubblicato su «Il Corriere delle Regioni» il 02/03/2015). La felicità, dunque, è più facilmente trovata dai fanciulli che riescono sempre ad immaginare e perdersi dietro ogni "bagattella", ovvero riescono a distrarsi con ogni sciocchezza. [18][21], L'immagine della Natura buona e madre benefica (poi sostituita dalla Natura matrigna), dell'uomo naturale come incontaminato, tendente al buono e dotato di un'immaginazione che lo consola, è mutuata dalla visione di Jean-Jacques Rousseau (in particolare Emilio o dell'educazione, Discorso sull'ineguaglianza e Discorso sulle scienze e le arti, ma anche il Rousseau memorialista e sentimentale, come ne Le fantasticherie del passeggiatore solitario, Le confessioni o La nuova Eloisa). Or questo bisogno ella ci ha dato senza la possibilità di soddisfarlo, senza nemmeno aver posto la felicità nel mondo. La vecchiezza è male sommo: perché libera l'uomo di tutti i piaceri, lasciandogliene gli appetiti; e porta seco tutti i dolori". E l'infinita vanità del tutto.». La ragione fece evolvere l'uomo e rivelò la vanità delle pie illusioni, scoprì il male, il dolore e l'angoscia. Leopardi, pur costretto dalla censura pontificia e borbonica (nonché dal rispetto verso la sua religiosa famiglia, come emerge dalle lettere, in cui però mette in chiaro con il padre che pur non essendo lui irreligioso, non condivide per nulla le sue tesi cattoliche e reazionarie, pur rispettandole[81]), non mancherà di abiurare il cristianesimo (dopo il 1820-21, mentre prima è ancora presente il tentativo conflittuale di conciliare materialismo e ateismo con il cristianesimo, quasi in senso voltariano e rousseauiano[82]), criticare il clero[83] (le sue opere finiranno all'Indice dei libri proibiti), la teologia cristiana[84] in cui definisce Cristo - chiamandolo Platone per aggirare la censura pontificia - il più spietato dei carnefici dell'umanità[85], per aver creato, insieme ad altri, la paura della vita dopo la morte (da cui da piccolo il poeta aveva grande timore, a causa del fanatismo della madre)[14], anziché un aldilà senza pene e premi come l'Ade di Omero[3], caratterizzato da malinconica e rassegnata accettazione, approdando quindi a una sorta di ateismo (in forma principalmente pratica, più debole e parzialmente teorico, ma non forte come quello degli illuministi; o altresì definibile come un ateismo agnostico o metodologico, in cui l'ente supremo è la natura, in forma di quasi divinità materialistica, contestata dal poeta). (A.E. «[...] Se mai grazia fu chiesta ad Arimane ec. Partendo da quell'esperienza soggettiva il Leopardi arrivò a una rappresentazione del rapporto uomo–natura che esclude ogni scappatoia religiosa (sia nel senso delle religioni tradizionali, sia in quello dei miti umanistici) e che, per il fatto di essere personalmente sofferta e artisticamente trasfigurata, non perde nulla della sua «scientificità».», Già dalle prime pagine dello Zibaldone Leopardi iniziò a elaborare un «sistema di belle arti» di ispirazione settecentesca. ; Leopardi gli risponde chiamandolo "pazza bestia del Tommaseo", con un epigramma e con l'ironica ottava strofa della. Il pensiero di Leopardi è predominato da un pessimismo per lâinfelicità dellâuomo. L’uomo naturalmente non è incredulo, perché non ragiona molto, e non cura gran fatto delle cagioni delle cose.[90]». per liberarsi della presenza di una persona, per impedirla da quel tal luogo ec. La ⦠Amsterd. [14][87] In essa tuttavia ridicolizza anche il progressismo materialista dell'Ottocento: «Dipinte in queste riveSon dell'umana genteLe magnifiche sorti e progressive.Qui mira e qui ti specchia,secol superbo e sciocco,Che il calle insino alloradal risorto pensier segnato innantiabbandonasti, e, vòlti addietro i passi,del ritornar ti vanti, e procedere il chiami[88]», «Il Cristianesimo è un misto di favorevole e di contrario alla civiltà, di civiltà e di barbarie; effetto dell’incivilimento, e nemico de’ suoi progressi 1. come lo sono tutte quelle opinioni ec. L’ironia, il comico, il "ridicolo" di Leopardi si collocano sempre entro una dimensione di agonismo etico ed intellettuale, propria di un soggetto che mira senza posa all’autentico e alla verità e che, proprio per questo, vive in un “attrito” profondo con la società e la cultura del proprio tempo. La differenza verte però sulla speranza ultima cui l'uomo è destinato: se per Leopardi il ciclo esistenziale del mondo è destinato a risolversi in distruzione e morte, Manzoni riesce a non cadere in questo pessimismo "cosmico" grazie alla fiducia che pone nella Provvidenza divina. Secondo alcuni autori Leopardi anticiperebbe anche il nichilismo di Nietzsche[14] e quello dell'esistenzialismo ateo moderno, ad esempio quello di Albert Camus (che però reca in sé la speranza) o di Emil Cioran[64][65], Schopenhauer è, invece, se possibile (pur rifiutando anch'egli il suicidio in quanto affermazione di volontà, invece di ricercare la noluntas) ancora più pessimista di Leopardi. [...] Il perché l'ha trovato Schopenhauer con la scoperta del Wille.», Schopenhauer, riprendendo Kant, sostenne che l'essenza del noumeno è proprio la volontà. l'apostolo della tua religione. Cfr. [101]», La consapevolezza dei limiti della ragione, che conduce Leopardi a ritenere che la vera filosofia debba in ogni caso mantenere i legami con l'immaginazione e la poesia, sembrano avvicinarlo, più che all'ateismo francese, all'idealismo tedesco romantico, che fondava sull'intuizione intellettuale, esaltata anche da poeti come Hölderlin e Schiller, la possibilità di una comprensione globale della natura e dei rapporti in essa vigenti, mantenendo uniti razionalità ed entusiasmo. Nel 1803 lâamministrazione dei beni familiari è tolta al padre, che si ritira quindi in una velleitaria attività di letterato dilettante, e passa nelle mani della ⦠Infatti la natura, mettendoci al mondo, ha fatto sì che in noi nascesse il desiderio del piacere infinito, senza però darci i mezzi per raggiungerlo. Ricompensami. La morte è rifuggita dall'uomo malgrado delusioni e dolori:" la morte non è male: perché libera l'uomo da tutti i mali, e insieme coi beni gli toglie i desideri. [26][27] Secondo il poeta, il piacere si può realizzare anche tramite l'attesa del momento desiderato e non tanto del piacere in sé e per sé. Vana la ricerca della felicità e del miglioramento significativo della condizione umana - individuale, collettiva e ultraterrena, con la caduta delle illusioni di gioia, progresso, rivoluzioni, religione - non resta che un eroico atto di sfida, che rispetto alla ribellione del singolo in Foscolo e Alfieri, presenta la ricerca della solidarietà umana autentica contro la natura. La gravità della pena d’esilio consisteva nel trovarsi l’esiliato.[76]». Pur affermando che, non avendo conoscenza al di fuori, non si può dire che questo sia "il peggiore dei mondi possibili", Quest'ultimo ha notevoli somiglianze, nel pensiero filosofico, con le idee di Leopardi; Cioran considerava Leopardi un "fratello d'elezione". [79], «E quante volte / Favoleggiar ti piacque, in questo oscuro / Granel di sabbia, il qual di terra ha nome, / Per tua cagion, dell'universe cose / Scender gli autori, e conversar sovente / Co' tuoi piacevolmente, e che i derisi / Sogni rinnovellando, ai saggi insulta / Fin la presente età, che in conoscenza / Ed in civil costume / Sembra tutte avanzar.», Una parte della critica ha più volte evidenziato il materialismo, da lui spesso ribadito, e l'ateismo sostanziale di Leopardi, sebbene questo non sia mai stato espresso in maniera esplicita e univoca, e che secondo alcuni consiste più che altro in un agnosticismo, come quello del successivo Cioran, una posizione come quella di alcuni filosofi antichi, come di attrazione-rifiuto verso la religione, più che di radicale ripulsa.[80]. [98] Secondo Anna Clara Bova, ad esempio, Leopardi «affronta nella sua complessità il problema di una spiegazione dell'animazione, e cioè della vita, in quanto differente dall'esistenza inorganica, misurandosi così fino in fondo con il vitalismo romantico».[99]. [162], L'idillio è espressione della poesia d'immaginazione, mentre la canzone è espressione della poesia di sentimento e filosofica.[163]. Per usare termini cari a Nietzsche (che, non a caso, considerava notoriamente Leopardi e Pindaro fra i massimi poeti), il comico è il rovescio del tragico; e il tragico leopardiano scaturisce dalla percezione di un destino di infelicità nel divario fra esistenza o vita materiale voluta dalla Natura e vita interna o sentimento dell’esistenza stessa; fra alto sentire dell’individuo e inganni e menzogne della società e della cultura della propria patria e del proprio secolo.». Il Cristianesimo nella sua perfezione (e la natura, la proprietà, gli effetti delle cose, vanno considerati nella perfezione di esse, e non in uno stato imperfetto, cioè quali non debbono essere), è incompatibile non solo coi progressi della civiltà, ma colla sussistenza del mondo e della vita umana.», «Non è egli un paradosso che la Religion Cristiana in gran parte sia stata la fonte dell’ateismo, o generalmente, della incredulità religiosa? [102], Sul tema della contemplazione della vitalità dell'universo sono state rilevate analogie anche col poeta romantico inglese Percy Bysshe Shelley,[103] il quale affermava l'esigenza di «sollevare il velo che nasconde la bellezza del mondo» dando voce alla poesia,[104] per riuscire a placare il proprio animo tormentato. Pertanto gli individui migliori e nobili sono quelli che soffrono di più per la miseria della condizione umana. Eppure io così la penso. Guida alle opere di Giacomo Leopardi. [149], Il pensiero leopardiano è stato anche definito "pensiero poetante", dal titolo di un saggio di Antonio Prete, che riprende la metafora usata da Martin Heidegger per descrivere la poesia di Friedrich Hölderlin, e in questa veste è stato anche analizzato a fondo da Emanuele Severino nell'opera Il nulla e la poesia.[150]. Analisi della biografia, della poetica, del pessimismo, della filosofia.…, Letteratura italiana â Leopardi filosofo: lâatarassia Su Leopardi filosofo si è detto e scritto molto, e oggi sembra sia unanime il riconoscimento della qualità del suo apporto al pensiero filosofico. [68]», Leopardi giunge ad attaccare e deridere le superstizioni umane e le religioni in quanto vengono usate per rendere più misera e non più felice, tramite le illusioni, gli individui[94], considerando dannoso e poco virile l'aver abbandonato la via razionalista aperta dall'illuminismo, la vera luce, a cui gli uomini hanno preferito il buio. Riassumere il pensiero di Giacomo Leopardi in pochi minuti sarebbe assolutamente impossibile. ec. Moltissimi autori influenzarono Leopardi e su di essi formò il suo pensiero: in particolare Luciano di Samosata, Omero, Socrate, Platone, Saffo, Cicerone, la Bibbia (spec. 15(gennaio,ore18.00 [13] L'Infinito è un chiaro esempio della vocazione poetica leopardiana; il sentimento dell'indefinito è sollecitato molto dal paesaggio circostante, non indicato con precisione, ma attraverso attributi vaghi e indefiniti. Leopardi: vita, opere, pensiero del poeta recanatese dei Canti. [138][139][140] Particolare è la derisione ironica che Leopardi dedica alle lunghe barbe della nuova moda liberale (definite "segno salutare" che saranno fatte "ondeggiar lunghe due spanne"), sebbene il suo stesso amico Ranieri la portasse. Già in una lettera del 1817 Leopardi sosteneva che «mia Madre è l'Italia, per la quale ardo d'amore, ringraziando il Cielo d'avermi fatto italiano»,[72] e così nel 1818, sconfortato dalla situazione politica: «o Patria, o Patria mia, non posso spargere il sangue per te, che non esisti più. [125] Alcuni versi e alcune scelte stilistiche dell'Ognissanti, frammento manzoniano del 1847, sono stati messi in contrapposizione con l'immagine della Ginestra[126]: il fiore di Leopardi simboleggia l'eroismo senza speranza finale, mentre quello di Manzoni spera sempre l'intervento finale della Grazia risolutrice, nelle vicende storiche (la provida sventura) ed oltre. Il dolore diviene dunque strumento di conoscenza in quanto fonte di una riflessione che accompagna tutta la vita del poeta. Bisogna invece riconoscere che la malattia dette al Leopardi una coscienza particolarmente precoce ed acuta del pesante condizionamento che la natura esercita sull'uomo, dell'infelicità dell'uomo come essere fisico. [32], conseguenza del nulla, come un senso di estraneità alla vita, pur essendo comunque il "più sublime dei sentimenti umani", in quanto provarla è segno di possedere uno spirito superiore ed elevato, a cui non basta il mondo materiale per essere soddisfatto. Quasi nello stesso tempo l'uno creava la metafisica e l'altro la poesia del dolore. concedimi ch'io non passi il settimo lustro. Le circostanze paesaggistiche descritte da Leopardi sono per la massima parte delle immagini e sensazioni risalenti alla sua fanciullezza, ma che con il passare degli anni non fanno altro che ripetersi nel resto della vita, e per questo vengono definite rimembranze, ovvero ricordi dal passato. «Ah, non avveleniamo la dolcezza che ci resta / Mi sembra di vedere dei forzati in una cella funesta / Che pur potendo soccorrersi, l'un contro l'altro accaniti / Si combattono con i ferri da cui sono incatenati.» (Voltaire, Esso sarà un tema ripreso da esistenzialisti come, «C'è del malsano in quelle prose e in quelle palinodie e paralipomeni, e lo stesso De Sanctis fu tratto a parlare del, Rivolto a Capponi, parla di Leopardi riferendosi a lui come "il Gobbo", "conte crostaceo", "pipistrello", "colui che ha il genio del Tasso in fondo alla gobba", "bestemmiatore" e "negatore di Dio e della bellezza del Cristianesimo", ecc. Non ti chiedo nessuno di quelli che il mondo chiama beni: ti chiedo quello che è creduto il massimo de' mali, la morte (non ti chiedo ricchezze ec. [133] Per entrambi rimane una speranza, ossia che gli uomini, contro la loro stessa natura umana e contro la legge meccanica della Natura, possano resistere grazie ad una morale solidaristica di fondo.[134]. Io sono stato, vivendo, il tuo maggior predicatore ec. Sebastiano Timpanaro afferma infatti che la malattia è il punto di partenza, un "formidabile strumento conoscitivo", e il materialismo pessimista quello di arrivo[146]: «Il Leopardi ha sempre protestato con piena ragione contro quegli avversari che credevano di potersi esimere dalla confutazione razionale del suo pessimismo presentandolo come il mero riflesso di una condizione patologica (pessimista perché gobbo! Un'affermazione quasi esplicita di ateismo, nonché di materialismo, in luogo del consueto pessimismo quasi "panteista", con riferimenti biblici o cristiani[92], dei Canti o di alcuni passi dello Zibaldone[93], si trova in una delle Operette morali, il Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco, pubblicato postumo da Antonio Ranieri nel 1845 a Firenze (forse escluso dal poeta proprio per le pesanti implicazioni con la censura borbonica o pontificia, censura invece molto allentata nel liberale regime toscano degli Asburgo-Lorena); in esso Leopardi riprende il materialismo antico degli atomisti, e le idee dell'illuminista radicale d'Holbach: «Le cose materiali, siccome elle periscono tutte ed hanno fine, così tutte ebbero incominciamento. La natura fornisce tale facoltà all'uomo come strumento per giungere non alla verità, ma ad un'illusoria felicità. Un altro aspetto chiave della poesia leopardiana è la rimembranza, una sorta di ricordo vago e sfumato, presente perlopiù nei Piccoli idilli, nei quali il poeta fa rivivere la malinconia e l'angoscia provate da fanciullo. Essa appare intimamente connessa agli aspetti del pensiero dell'autore, ovvero alle sue posizioni filosofiche, alla sua concezione dell'uomo e della società, alle esperienze di vita attraverso le quali si è formato. Questo dio del Male («Re delle cose, autor del mondo, arcana / malvagità, sommo potere e somma / intelligenza, eterno / dator de' mali e reggitor del moto») è identificabile in Leopardi con il Destino o lo spietato Fato degli antichi, o la natura stessa, l'universo meccanicistico. La ragione ha però scoperto che la felicità non può essere appagata data la finitezza dell'uomo e la precarietà della sua esistenza. I più letti: Back to school: come si torna in classe| Mappe concettuali |Tema sul coronavirus| Temi svolti, Letteratura italiana â in proposito anche gli studi che il filosofo, Paolo Ruffilli, Introduzione alle Operette morali, Garzanti. [106], Nell'"Operetta morale" Dialogo di Plotino e Porfirio, la lunga discussione tra i due filosofi antichi sul suicidio si conclude con l'affermazione che la scelta di uccidersi dev'essere rifiutata in quanto questo gesto aggiungerebbe un ulteriore motivo di sofferenza agli amici del suicida, i quali, come tutti gli uomini, devono già patire tanto dolore. Partendo da una posizione di estremo pessimismo personale, causato dalla perdita della gioventù, egli approda a un pessimismo cosmico, consapevole dell'«infinita vanità del tutto»,[1] comprendente l'umanità e l'intero universo. [42][43] Leopardi sviluppa quindi una visione meccanicistica e materialistica della natura, una natura che egli con disprezzo definisce "matrigna".[44]. [143], «[Leopardi] non crede al progresso, e te lo fa desiderare; non crede alla libertà, e te la fa amare. Oggi l’esilio non si suol dare veramente per pena, ma come misura di convenienza, di utilità ec. Il pensiero e la poetica di Giacomo Leopardi sono caratterizzati dal pessimismo, l'aspetto filosofico che caratterizza tutto l'evolversi delle idee e degli ideali del poeta e filosofo italiano, assumendo nel tempo connotazioni diverse. [18], La natura, in questa fase del pensiero leopardiano, è ancora considerata benigna, perché, provando pietà per l'uomo, gli ha fornito l'immaginazione, ovvero le illusioni, le quali producono nell'uomo una parvenza di felicità. Housman). [9], La Natura indifferente di Leopardi (e di Lucrezio prima e Foscolo poi) anticipa, inoltre, anche la visione evoluzionistica di biologi come Charles Darwin[48] (selezione naturale) e gli esponenti del neodarwinismo[49], e quella di filosofi come Bertrand Russell.